Coma

 
 
Racconto breve di Maurizio Cavallo (Jhlos)
 
Tutto le appariva come una gigantesca ragnatela vellutata ... il suo corpo immobilizzato e la sua mente perduta nei contorti cunicoli del dubbio e dell'apatia. Simile ad una farfalla al crepuscolo, disperatamente spiegava le diafane ali alla ricerca inutile dell'ultimo raggio di sole. La sua anima agonizzante, la sua vita appesa nei nulla di un ago, magico e mortale.
Il sogno, il sogno falso ed artefatto simile ad una liberazione fatta di catene e di grigiore ora l'avvolgeva in spire di delirio nell'unico, atroce, infinito incubo. Ora volteggiava in un cielo assurdamente azzurro, ora nell'immobilità della roccia il suo cuore scandiva lento il tempo del suo destino. La sua voce muta si univa ad un coro di nuvole poi ancora precipitava nel silenzioso abbandono di un mare calmo e senza schiume.
Stranamente si trovò appagata e senza desideri, non provava dolore né angoscia... come se il tempo, la sua stessa vita si fosse fermata. In un lampo scorse il volto della madre, allungato da lacrime e tremore. Ebbe la certezza del suo inutile dolore, si sforzo tra la nebbia di regalarle un sorriso, avrebbe voluto. abbracciarla, gridarle il suo amore... camici bianchi le offuscarono la vista mentre assurdi suoni l'accompagnavano nel lento scivolare nell'abisso - "Poverina, così giovane!" - "Accompagnate fuori la madre, ormai è finita". Udì ancora un singhiozzo poi... il buio.
Si, li avrebbe lasciati illudere, li avrebbe fatti credere nella sua morte. Non avrebbero mai capito, non avrebbero mai potuto capire la dolcezza di quei fiori, dei loro profumi .. si lasciò andare al tepore d'un sole nuovo. Gill, Giuliana all'anagrafe, decise di non tornare.

Maurizio Cavallo (Jhlos)